ANSIA: COME RICONOSCERLA E AFFRONTARLA?

SCRITTO DA Valeria Sebri , psicologa

L’ansia è definita come uno stato psichico caratterizzato da sensazioni di tensione, paura e/o preoccupazione in merito ad una situazione che si sta vivendo o ci si immagina. Soggetti affetti da forme d’ansia si trovano spesso a dover combattere con pensiero ricorrenti e fastidiosi, percepiti come tali in modo persistente da almeno 6 mesi.

Sappiamo anche che l’ansia non è solo disfunzionale e negativa. L’ansia fisiologica è una risposta innata, uno strumento che ci permette di prepararci a fronteggiare un pericolo percepito. Quando diventa patologica però può interferire con la nostra quotidianità, dalle prestazioni lavorative fino ai rapporti interpersonali, anche in situazioni non realmente pericolose.

L’American Psichiatric Association (1994) la descrive come:
“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2004, p. 213).

Ciò che osserviamo da un punto di vista psicosomatico è l’aumento di:
- pressione sanguigna
- frequenza cardiaca
- vertigini e sudorazione
- pallore della pelle
- tremore
- dilatazione pupillare.

Come si reagisce? E’ di uso comune negare o allontanarsi da queste situazioni, mettendo in atto in un vero e proprio evitamento del problema. La verità è che quest’ultimo non sparisce davvero: possiamo
accantonarlo per un momento, distrarci, ma inevitabilmente tornerà a occupare la nostra mente.

Come fare? Senza scomodare immediatamente l’intervento farmacologico, è possibile iniziare ad avere uno sguardo su di sé più consapevole, supportato dai giusti professionisti. Entrare nel merito di una situazione o cercare di fare chiarezza su una difficoltà può essere complicato ma diventa una forma di cura di sé, un modo per volersi bene.

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