Mentalità vincente o mentalità efficace?

Quando si parla di “mentalità giusta per vincere”, è importante fare una distinzione: non si tratta semplicemente di avere una mentalità vincente, ma piuttosto di sviluppare una mentalità efficace, cioè funzionale al raggiungimento degli obiettivi che ci si è prefissati.

Vincente... rispetto a cosa?
Se pensiamo solo alla vittoria del campionato, il rischio è di perdere di vista tutto ciò che serve per arrivarci. La storia – non solo quella dello sport, ma anche delle grandi imprese e strategie militari – ci insegna che molte “guerre” si vincono anche passando per sconfitte in singole “battaglie”. È il percorso che conta, non solo il traguardo finale.
In altre parole, non si vince solo con i muscoli: si vince soprattutto con la testa, e al momento giusto. Alcuni aspetti fondamentali della preparazione mentale:
  • La mentalità non si improvvisa: va costruita, allenata e coltivata con costanza nel tempo.
  • Occorre imparare a gestire l’errore e la frustrazione trasformandoli in apprendimento: sbagliare fa parte del processo. La resilienza – la capacità di “rialzarsi” – è un pilastro della performance duratura.
  • Sviluppare il focus sul processo, non solo sul risultato: un atleta con una mentalità efficace sa che il successo è una conseguenza, non un’ossessione. Concentrarsi sui piccoli obiettivi quotidiani – migliorare una tecnica, aumentare la concentrazione, allenarsi con disciplina – permette di costruire basi solide. Quando ci si focalizza troppo solo sul risultato finale (vincere, segnare, battere l’avversario), si genera ansia da prestazione. Invece, allenare l’attenzione al "come" si lavora ogni giorno è ciò che fa davvero la differenza.
  • La squadra non nasce da sola: richiede relazioni, esperienze condivise, fiducia reciproca: serve una guida, un leader capace di sostenere, motivare e stimolare.
Mi viene in mente una riflessione di Sandro Gamba, Hall of Fame del basket italiano. Nel 2007/2008 ho avuto l’onore di lavorare con lui e mi raccontava che i suoi giocatori si allenavano così duramente da arrivare alla partita considerandola quasi una passeggiata. L’allenamento tosto, la fatica della preparazione atletica, esercizi pesantemente noiosi e ripetitivi non erano solo un lavoro fisico: era un modo per preparare mentalmente l’atleta alla pressione della gara.




Durante il SOCCER CAMP _ BRUSSON 2025 con la F.C. Garlasco 1976 abbiamo allenato la sensazione di fatica e attivato strategie di resilienza, ad esempio, durante l’escursione alla miniere, mentre salivamo il sentiero con D+300, poco per alcuni, molto per altri. 
La squadra ha vinto e siamo arrivati tutti insieme all’obiettivo!

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