DIARIO DI UNA TIROCINANTE- Un altro passo verso la meta: l’Esame di Stato

In questi giorni molti laureati in Psicologia che hanno terminato l’anno di tirocinio sono alle prese con il tanto temuto ESAME DI STATO per ottenere l’abilitazione alla professione. Nonostante mi manchi ancora qualche mese per poter essere al loro posto, nell’ultimo periodo ho “sofferto con loro” leggendo e sentendo opinioni di colleghi immersi nello studio matto e disperato per le prove ed andare incontro ai dubbi ed angosce che bene o male ogni esame porta con sé: quali saranno le tracce? Come sarà la commissione?
Al termine delle prime due prove scatta il classico “oh, ma da te cosa è uscito?” da parte di chi lo affronterà nella prossima sessione o teme di non averlo passato, per “sondare il terreno” e cercare di capire la difficoltà o le eventuali tematiche preferite da una particolare commissione.
Al via la terza prova, che permette l’accesso al tanto temuto orale!!
Ogni prova ha i suoi pro ed i suoi contro: per la prima, secoli di storia della psicologia e centinaia di pagine di manuali per affrontare “l’appuntamento al buio” con un unico tema…sperando che esca l’argomento che si è approfondito di più!! Non è facile essere esaustivi ma schematici, argomentare la scelta di una teoria senza rischiare che la commissione trovi (troppe) obiezioni!!
La seconda prova, il progetto, è quella che contemporaneamente mi incuriosisce ma mi lascia forse più il dubbio…come lo imposto? Cosa ci scrivo? Fortunatamente in A.P.S Centro Studi Psico-Socio-Educativi Creativamente ne ho visti tanti!!! Credo di essere riuscita ad avere almeno un’idea, poi ovviamente si studia!!
Terza prova: il caso clinico. Ora…questo apre la discussione su uno dei punti deboli dell’università italiana: 5 anni di studio su carta stampata, molta poca pratica. Quando va bene, test e supervisioni. Se va di lusso affianchi il professionista nei primi colloqui. D’accordo che questa sarà una simulazione, ma non mi sento per nulla preparata a riconoscere situazioni avendole viste solo trattate sulla carta… mi chiedono di relazionarmi con pazienti con i quali mi viene data poca possibilità di relazionarmi… “vale più la pratica che la grammatica”, dice un vecchio detto: mi auguro di essere in grado di formarmi il bagaglio di pratica necessario, per svolgere al meglio il mio lavoro.
Sopravvissuti a tutto questo, con sottofondo di “WE are the champions”, si arriva all’orale: comma del codice deontologico imparati a memoria e discussione dell’esperienza di tirocinio... cercando di riportare alla commissione con orgoglio quanto si è fatto durante l’anno, rendendosi però conto che è la prima briciola rispetto alla preparazione ed esperienza che ha chi sta in quel momento conducendo il colloquio.
In questo marasma, credo che il segreto sia prepararsi con criterio, ragionando su quello che si fa…e spremendo i tutor il più possibile con domande e dubbi: ci sono passati anche loro! Si ok, parlo bene ma razzolo malissimo…sono sicura che mi agiterò non poco quando avrò davanti il foglio con le tracce!!
TESTA ALTA, DETERMINAZIONE E CONCENTRAZIONE (anche un po’ di sana strizza… tutta salute!), per affrontare le prove ripensando a quanto si è fatto per arrivare lì.
Consapevoli del fatto che non è il traguardo, ma il primo vero passo verso il proprio grande obiettivo!!

In bocca al lupo ai colleghi e… a me per la prossima sessione!!

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