La tutela dei diritti di una mamma

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RUBRICA di La Lomellina

Domenica sarà la festa della mamma che da 4 anni mi coinvolge sui due fronti: figlia e di ricevente auguri.

Pensando a quale storia raccontarvi, mi è tornato in mente il numero del 23/12/2020, in cui in tema emergenza/Natale/lockdown abbiamo già parlato dei legami di attaccamento. Quindi, vorrei parlarvi della mamma da un lato purtroppo ancora poco considerato in Italia: tutela dei diritti.

Come vi ho già raccontato in questo blog, ho cercato la gravidanza alla mia "tenera età", la bellissima conferma è arrivata proprio quando stavano per offrirmi il ruolo professionale che stavo rincorrendo da anni come "posto fisso" in un ufficio di raccolta fondi e a cui ho dovuto rinunciare perchè libera professionista. Un passo indietro. Qualche mese prima avevo tentato di progettare la nascita con una programmazione ferrata delle tempistiche per non intaccare il canonico anno lavorativo italiano che va da settembre a luglio, sperando di partorire a giugno con l’inizio delle vacanza (ovviamente Alida è nata a settembre).

Passo in avanti. Già al 5/6 mese, dopo le classiche domande di amici ed estranei su parto, salute bimba, pazienza del padre, gestione del sonno, ... quando riprendi il lavoro?

Risposta: FONDAMENTALMENTE NON HO MAI SMESSO di lavorare, ovvero per le libere professioniste il potersi gestire autonomamente il tempo rimanda ad un'auto-responsabilità di quanto dedicarne al lavoro e alla famiglia ... al tempo libero, alle amicizie et al. E di solito ...con i tempi che corrono… le donne si tirano su le maniche e incrementano le competenze di multitasking (call mentre si cambia il pannolino, telefonate mentre si allatta, la spesa online, ecc….).

D'altro canto, a differenza di tante amiche, ho avuto la fortuna di continuare ad allattare finchè abbiamo voluto, di non lottare con un tiralatte per lasciarle una dose giornaliere del latte di mamma o per non avere dolore al seno, di non dover gestire l'autosvezzamento a distanza con i nonni, non ho litigato con un datore di lavoro per farmi garantire il diritto di riduzioni di ore o per chiedere permessi in caso di malattia della bambina et al.

E sì perchè purtroppo questo è ancora il destino 
delle mamme lavoratrici italiane.


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